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Su base congiunturale, il numero complessivo di registrazioni di nuove imprese segna nel terzo trimestre un aumento pari al 3,6%, dopo la diminuzione rilevata nel periodo precedente.

L’unico settore che risulta in diminuzione è quello dell’industria in senso stretto, in calo del 2,5%. Gli aumenti maggiori sono quelli dei trasporti (+8,6%), dei servizi di informazione e comunicazione (+6,6%), del commercio (+5,9%) e delle costruzioni (+5,5).

Anche rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, le registrazioni complessive risultano in aumento (+3,4%). Anche in questo caso l’industria in senso stretto è l’unico settore in flessione (-10,2%). Fatta eccezione per la modesta crescita nelle costruzioni (+1,4%) e il debolissimo aumento nei servizi di informazione e comunicazione (+0,2%), nei restanti settori si rilevano incrementi consistenti.

Il numero complessivo di fallimenti aumenta del 5,4% rispetto al trimestre precedente e dell’11,4% rispetto al terzo trimestre del 2022.


Il commento
Dopo il calo del secondo trimestre, per il complesso delle registrazioni si rileva di nuovo un aumento congiunturale, grazie a incrementi estesi alla totalità dei settori, fuorché all’industria in senso stretto che è l’unico settore con dinamica negativa; andamenti settoriali di segno analogo si rilevano anche nel confronto con il terzo trimestre del 2022 e determinano una variazione tendenziale complessivamente positiva.
Il numero totale di fallimenti risulta in crescita sia rispetto al secondo trimestre di quest’anno sia rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno.

Comunicato stampa ISTAT 8 novembre 2023

 

 

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Secondo le stime preliminari, nel mese di ottobre 2023 l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento di 1,8% su base annua, da +5,3% del mese precedente.

La consistente decelerazione del tasso di inflazione si deve prevalentemente al forte rallentamento su base tendenziale dei prezzi degli energetici, sia non regolamentati (da +7,6% a -17,7%) sia regolamentati (da -27,9% a -32,7%), e in misura minore al calo degli alimentari non lavorati (da +7,7% a +5,0%) e lavorati (da +8,9% a +7,4%). Tali effetti risultano solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi dei servizi relativi all’abitazione (da +3,7% a +4,0%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +3,8% a +4,0%).

L’inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi rallenta anch’essa (da +4,6% a +4,2%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +4,8%, registrato a settembre, a +4,2%).

Frena decisamente la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +6,0% a +0,1%), mentre quella dei servizi resta stabile (a +4,1%), riportando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni su valori ampiamente positivi (+4,0 punti percentuali, dai -1,9 di settembre).

Rallentano ulteriormente in termini tendenziali i prezzi dei Beni alimentari, per la cura della casa e della persona (da +8,1% a +6,3%) e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto (da +6,6% a +5,6%).

La diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve principalmente alla decelerazione dei prezzi degli Energetici non regolamentati (-1,9%), dei servizi culturali, ricreativi e per la cura della persona (-0,9%) e dei servizi relativi ai trasporti (-0,6%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’incremento nel ritmo di crescita dei prezzi degli energetici regolamentati (+12,0%) e dei servizi relativi all’abitazione (+0,4%).

L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,7% per l’indice generale e a +5,1% per la componente di fondo.

In base alle stime preliminari, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) aumenta dello 0,2% su base mensile e dell’1,9% su base annua (in netta decelerazione da +5,6% di settembre).

Il commento
A ottobre, secondo le stime preliminari, l’inflazione evidenzia un netto calo, scendendo a +1,8%, dato che non si registrava da luglio 2021 (+1,9%). La drastica discesa del tasso di inflazione si deve in gran parte all’andamento dei prezzi dei beni energetici, in decisa decelerazione tendenziale a causa dell’effetto statistico derivante dal confronto con ottobre 2022, quando si registrarono forti aumenti dei prezzi del comparto. Un contributo al ridimensionamento dell’inflazione si deve inoltre alla dinamica dei prezzi dei beni alimentari, il cui tasso tendenziale scende al +6,5%, esercitando un freno alla crescita su base annua dei prezzi del “carrello della spesa” (+6,3%). Infine, più contenuta è la flessione dell’inflazione di fondo, che a ottobre si attesta al +4,2% (dal 4,6% di settembre).

Comunicato stampa ISTAT del 31 ottobre 2023

 

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Studio Pagamenti CRIBIS: terzo trimestre 2023. Ad un anno di distanza aumentano i ritardi gravi.

Ritardi nei pagamenti commerciali: i settori più in sofferenza sono Trasporti, Costruzioni, Servizi per le persone, Energy & Telco e Industrie del legno e dei mobili. Le microimprese mostrano una performance positiva con una concentrazione del 42,8% di pagatori puntuali e una media di tempi di pagamento di 69 giorni, sotto la media nazionale di 71 giorni. Il Nord Est si conferma l’area geografica più virtuosa con il 47,9% di pagamenti regolari, con le regioni Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Veneto ed Emilia-Romagna tutte sopra al 45%.

Secondo lo studio pagamenti di CRIBIS, nell’ultimo anno i pagamenti con oltre 30 giorni di ritardo (ritardi gravi) raggiungono il 9,4%, in aumento rispetto al 9,1% del Q3 2022, confermando un lento ma continuativo peggioramento nella puntualità dei pagamenti dovuto al contesto macroeconomico e alla maggiore incidenza dell’inflazione e del calo dei prestiti alle imprese. Tuttavia, il dato sui ritardi gravi si mantiene distante rispetto ai dati negativi registrati nel Q4 2019 (10,5%) e nel Q4 2020 (12,8%).

A settembre 2023 i pagatori puntuali rappresentano il 41,1% del totale delle realtà italiane analizzate, dato in linea rispetto al terzo trimestre del 2022 (41,2%), ma che mostra un miglioramento sia rispetto al Q4 2019 (34,7% pre-pandemia) che al Q4 2020 (35,7%).

Concorrono a formare lo studio pagamenti Cribis imprese di diverse dimensioni, aree geografiche e settori, con condizioni che variano a seconda della grandezza dell’azienda, della posizione geografica e dell’industria di appartenenza.


I tempi medi di pagamento sono pari a 71 giorni, che rappresenta la media nazionale. In particolare, si sottolinea il dato sulle microimprese che confermano la performance positiva con una concentrazione del 42,8% di pagatori puntuali, e una media di tempi di pagamento di 69 giorni, ma che registrano anche il più alto livello di ritardi gravi (10,3%).

 

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I settori merceologici
Per quanto riguarda i settori, nell’ultimo anno si è assistito ad una crescita dei ritardi gravi per diversi gruppi merceologici. In particolare, rispetto allo stesso trimestre del 2022, il settore dei Trasporti ha registrato un aumento del 21,5%, seguito da Costruzioni (+16,5%), Servizi per le persone (+13,3%), Installatori (+12,7%), Energy&Telco (+12,3%) e Industrie del legno e dei mobili (+11,1%), come sottolineato dallo studio. La crescita dei ritardi nei pagamenti in questi settori è influenzata principalmente dal contesto inflazionistico, dalle fluttuazioni nel costo delle materie prime e dall'instabilità dei mercati energetici, nonché dai problemi di liquidità delle imprese. Ultimo trimestre in sofferenza per il settore Ristoranti e Bar che registrano il più 19,4% di ritardi gravi, e i settori GD/DO e l’industria alimentare che raggiungono una quota di ritardi gravi del 12%, condizionata prevalentemente dalla necessità di mantenere i prezzi competitivi. La media in giorni più alta sui tempi di pagamento riguarda le industrie chimiche e quelle della ceramica (91 giorni), mentre la più bassa è quella dei Servizi per le persone che non superano i 30 giorni. Il settore Energy&Telco ha una media di 69 giorni, l’Industria siderurgica di 82 giorni, mentre GD/DP e Alimentari rispettivamente di 67 e 71 giorni.

 

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Le macroaree geografiche
Dall’analisi sulle macroaree geografiche il Nord Est risulta l’area geografica più affidabile con il 47,9% di pagamenti regolari, stabile rispetto al Q3 2022 (47,8%). Per quanto riguardo il Nord Ovest, lo studio evidenzia un miglioramento della puntualità dei pagamenti per la Valle d’Aosta, che passa dal 35,8% del terzo trimestre 2022 al 40,2% del Q3 2023. Le imprese dell’area Sud e Isole continuano a mostrare le maggiori criticità con aumento dei ritardi gravi del +14,8% in confronto al 14,6% dello stesso trimestre 2022. In leggero miglioramento i pagamenti puntuali che si assestano al 28,6% rispetto al 28,1% dello scorso anno. Per quanto riguarda le regioni, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Veneto sono le regioni con la maggiore quota di pagamenti regolari (sopra il 47%), mentre la Sicilia e la Calabria occupano l’ultima posizione del ranking regionale del pagamento puntuale con una quota pari al 23,7% per la prima e del 25% per la seconda. Il Trentino-Alto Adige è la regione con la media più bassa pari a 64 giorni medi, mentre Lazio e Calabria sono le regioni con i valori più alti (82 e 81 giorni medi).

I dati riflettono la complessità delle sfide finanziarie e dei ritardi nei pagamenti che le imprese italiane stanno affrontando. È importante che le aziende adottino strategie flessibili per gestire efficacemente queste difficoltà e garantire la loro resilienza finanziaria in un ambiente economico in continua evoluzione. Attualmente le direttive europee stabiliscono un termine di pagamento di 30 giorni per le transazioni commerciali, sebbene tale periodo possa essere esteso a 60 giorni o più. Recentemente, la Commissione Europea ha manifestato preoccupazione per i ritardi nei pagamenti, specialmente per le piccole e medie imprese, proponendo potenzialmente un limite massimo di 30 giorni per i pagamenti. Questo cambio normativo mirerebbe a sostenere la competitività delle imprese e a ridurre il numero di fallimenti aziendali, spesso causati da ritardi nei pagamenti delle fatture. Tuttavia, le asimmetrie in Italia restano numerose, come dimostra la media nazionale di pagamenti commerciali e il divario regionale e di settore nella puntualità dei pagamenti.

 

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Roma, 10 ottobre 2023 – Al via l’iter per la comunicazione delle informazioni sul Titolare Effettivo al Registro
delle imprese delle Camere di Commercio. E’ stato pubblicato ieri sulla Gazzetta Ufficiale il provvedimento del
Ministero delle Imprese e del Made in Italy che attesta l’operatività dei sistemi di comunicazione del Titolare
Effettivo, come stabilito dal decreto interministeriale 11 marzo 2022 n. 55. Entro 60 giorni a partire dalla data di
pubblicazione del provvedimento, i soggetti interessati – imprese con personalità giuridica, persone giuridiche
private, trust e istituti similari - dovranno inviare la comunicazione al Registro delle Imprese della Camera di
Commercio competente per territorio.
Per consentire l’adempimento, Unioncamere – con il supporto di InfoCamere, la società delle Camere di
commercio per l’innovazione digitale - ha realizzato l’architettura telematica necessaria per ricevere le
comunicazioni dovute e, successivamente, consentire l’accesso e la consultazione delle informazioni ai soggetti
autorizzati. Al fine di agevolare la corretta compilazione delle domande, il sistema Camerale ha predisposto un
manuale operativo disponibile attraverso il portale istituzionale https://www.unioncamere.gov.it/. Sono altresì
disponibili tutte le informazioni relative all’adempimento sul portale https://titolareeffettivo.registroimprese.it.
Secondo il D.Lgs. n. 90 del 25 maggio 2017 - emanato in attuazione della Direttiva UE 2015/849 e parte della
normativa antiriciclaggio – il Titolare Effettivo è la persona fisica che realizza un’operazione o un’attività
oppure, nel caso di entità giuridica, chi come persona fisica la possiede o controlla o ne è beneficiaria.
L’identificazione certa di questa figura costituisce perciò un tassello determinante per garantire la trasparenza
delle attività d’impresa: è frequente, infatti, il riciclaggio di denaro da parte di imprese di copertura che,
nascondendo il loro vero titolare, rendono difficile individuare il beneficiario degli introiti derivanti da attività
illecite.
Chi deve effettuare la comunicazione del Titolare Effettivo
Ad essere obbligati ad effettuare la dichiarazione saranno:
• Imprese dotate di personalità giuridica (società a responsabilità limitata, società per azioni, le società in
accomandita per azioni e società cooperative);
• Persone Giuridiche Private: fondazioni, associazioni e altre istituzioni di carattere privato che acquistano
la personalità giuridica mediante l'iscrizione nel registro delle persone giuridiche, istituito presso le
Prefetture e presso le Regioni e le Province autonome;
• Trust e istituti giuridici affini: enti e istituti che, per assetto e funzioni, determinano effetti giuridici
equivalenti a quelli dei trust (rapporto giuridico nel quale una persona - fiduciario - amministra dei beni,
sui quali ha il controllo, nell’interesse di terzi beneficiari).
La comunicazione dovrà avvenire unicamente per via telematica alla Camera di Commercio competente per
territorio (anche con il supporto di intermediari autorizzati all’invio) con un’istanza firmata digitalmente (a
seconda dei casi):
• da almeno un amministratore dell’impresa;
• dal fondatore o dai soggetti con la rappresentanza e l’amministrazione delle persone giuridiche private;
• dal fiduciario, nel caso dei Trust.
Nuove iscrizioni o eventuali variazioni dei dati andranno comunicate entro 30 giorni dalla data dell’atto
costitutivo o di variazione e, in ogni caso, i dati forniti dovranno essere annualmente confermati.
In concomitanza con l’apertura dei termini per la comunicazione telematica, le società coinvolte
nell’adempimento riceveranno nella propria casella PEC un messaggio della propria Camera di Commercio
contenente le informazioni operative necessarie per favorire l’invio della pratica. Sempre per facilitare lo
svolgimento dell’adempimento, le Camere di Commercio – con il supporto di Unioncamere e InfoCamere –
hanno predisposto lo svolgimento di un ciclo di webinar, accessibili dai siti web di ciascuna Camera.
Indispensabile la firma digitale per l’invio telematico
Per favorire il rispetto dell’obbligo in modo semplice, sicuro e veloce, il sistema camerale mette a disposizione
degli interessati “ID InfoCamere”: la Firma Digitale garantita dalle Camere di Commercio dotata di CNS (Carta
Nazionale dei Servizi). Per ottenerla è disponibile una procedura online, sia identificandosi autonomamente
attraverso SPID sia prenotando un video-riconoscimento con un operatore. È sempre possibile, inoltre, rivolgersi
agli sportelli della propria Camera di Commercio.
Chi potrà consultare il registro del Titolare Effettivo
Una volta iscritte nelle due sezioni appositamente create nel Registro delle Imprese (una definita “autonoma”,
contenente i dati su imprese e PGP, l’altra “speciale” dedicata ai trust e istituti affini), le informazioni sul Titolare
Effettivo saranno consultabili secondo diverse modalità e ampiezza dai soggetti individuati dalla normativa,
ossia:
• Autorità (Ministero dell’Economia e Finanze, Autorità di vigilanza di settore, UIF, Direzione investigativa
antimafia, Guardia di finanza, Nucleo Speciale Polizia Valutaria, Direzione nazionale antimafia e
antiterrorismo, Autorità giudiziaria, Autorità preposte al contrasto dell'evasione fiscale);
• Soggetti obbligati a supporto degli adempimenti prescritti in occasione dell'adeguata verifica (ad
esempio istituti bancari e assicurativi, professionisti, ecc.) previo accreditamento presso la Camera di
commercio competente;
• Altri soggetti privati per i quali la conoscenza della titolarità effettiva si rende necessaria per curare o
difendere un interesse corrispondente ad una situazione giuridicamente tutelata

Comunicato stampa Infocamere

 

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Contributo a privati e condomini per l'acquisto e l'installazione di infrastrutture per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica

Avviso – Apertura sportello per le installazioni effettuate nel 2022
Le domande di concessione ed erogazione del contributo, che riguardano gli interventi effettuati dal 4 ottobre 2022 al 31 dicembre 2022, possono essere presentate a partire dalle ore 12 del 19 ottobre 2023 e fino alle ore 12 del 2 novembre 2023, utilizzando la piattaforma informatica disponibile online.

I termini di apertura e chiusura per le domande relative alle installazioni effettuate nel 2023 verranno invece comunicati successivamente.

Cos’è
Il bonus colonnine domestiche è un contributo pari all’80% del prezzo di acquisto e posa delle infrastrutture per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica (come ad esempio colonnine o wall box).
Il limite massimo del contributo è di 1.500 euro per gli utenti privati e fino a 8.000 euro in caso di installazione sulle parti comuni degli edifici condominiali.

A chi si rivolge
Possono beneficiare del contributo le persone fisiche residenti in Italia e i condomìni.

Come funziona
Gli interessati possono presentare la domanda tramite la piattaforma online, all’indirizzo che verrà indicato prima dell'apertura dello sportello.

L’accesso potrà essere effettuato tramite sistema pubblico di identità digitale (SPID), carta d’identità elettronica (CIE) o carta nazionale dei servizi (CNS). Una volta effettuato l’accesso si può procedere alla compilazione del modulo elettronico seguendo la procedura guidata.

 

Apertura e chiusura sportello
Le domande relative alle installazioni effettuate dal 4 ottobre 2022 al 31 dicembre 2022, potranno essere presentate dal 19 ottobre al 2 novembre 2023 utilizzando la piattaforma informatica disponibile online.

I termini di apertura e chiusura per le domande relative alle installazioni effettuate nel 2023, verranno comunicati con successivi avvisi del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Consulta la pagina sito Ministero delle Imprese e del Made in Italy

 

 

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Crisi energetica ed aumento dei tassi di interesse hanno prodotto impatti sui costi operativi e sulle disponibilità
Inflazione e rialzo dei tassi di interesse hanno impattato sulla liquidità delle imprese e a partire dalla seconda metà del 2022 sono comparsi i primi segnali di rallentamento della crescita. Come rilevato anche da studi precedenti, i dati di bilancio confermano il quadro di peggioramento dell’esposizione finanziaria delle imprese, in particolare su:

– Crescita dei tassi di deterioramento
– Aumento dei mancati pagamenti
– Aumento del rischio prospettico

Le principali evidenze dell’Osservatorio Bilanci
L’Osservatorio Bilanci 2022 si basa su 221 mila bilanci di esercizio di imprese con fatturato superiore a 100 mila euro e presenti negli archivi Cerved al 15 luglio 2023, che per la prima volta sono stati analizzati e studiati attraverso i dati effettivi comunicati dalle imprese.

Dai dati emerge che inflazione, crisi energetica ed aumento dei tassi di interesse hanno prodotto impatti sui costi operativi e sulle disponibilità liquide delle imprese. Si osserva infatti un aumento marcato dei costi delle materie prime, dei servizi e del lavoro così come un aumento del costo del debito, in tutte le classi dimensionali. Ciò nonostante, le imprese hanno continuato ad investire (+3,5% immobilizzazioni) e ad indebitarsi (+2,5% debiti finanziari).

Calo della liquidità
Negli ultimi anni la liquidità delle imprese era aumentata, sostenuta da politiche fiscali e monetarie espansive. Con il cambiamento dello scenario congiunturale, le imprese hanno dovuto far fronte a costi operativi e del debito crescenti. Ciò ha impattato le loro disponibilità liquide (-1,7% a livello nazionale). Le grandi hanno ridotto del 4,5% la liquidità, mentre le PMI del 2,5%. Crescono solo quelle delle micro (+8,6%), che tuttavia mostrano un aumento dei debiti finanziari piuttosto consistente (+8,4%). A livello settoriale, cala la liquidità nell’industria (-6,8%) e nei servizi (-5,6%), mentre aumenta notevolmente nelle utility (+41,5%) trainata dai prezzi energetici. Siamo di fronte quindi ad un’inversione di tendenza che è in linea con la dinamica dei pagamenti. Le grandi imprese hanno infatti reagito cercando di dilatare i tempi di pagamento (da 76 a 81,5 giorni) mentre PMI e micro non avendo lo stesso potere contrattuale hanno aumentato ritardi e mancati pagamenti.

Cerved - Settembre 2023

 

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Il fatturato nominale delle 2150 società industriali e terziarie italiane cresce del 30,9% nel 2022; +0,6% l’incremento in termini reali La forza lavoro totale cresce (+1,7%), ma perde potere d’acquisto (-22%) Manifattura italiana +1,3% la crescita reale, sostenuta da moda, elettronica e farma-cosmesi L’EBIT margin del comparto resiste all’inflazione: 6% nel 2022, dal 5,3% del pre-Covid Previsioni sulle vendite positive per il 2023: +6% nominale, ma l’inflazione potrebbe eroderne la crescita

Milano, 21 settembre 2023

L’Area Studi Mediobanca presenta la nuova edizione dei “Dati Cumulativi”, indagine annuale sulle società industriali e terziarie italiane di grande e media dimensione analizzate nel decennio 2013-2022. In particolare, sono state esaminate 2150 società italiane che rappresentano il 48% del fatturato industriale. Il campione censisce anche il 49% di quello manifatturiero, il 46% di quello della distribuzione al dettaglio e il 38% di quello dei trasporti. Le imprese a controllo estero coprono il 52% di quelle con più di 250 addetti operanti in Italia e il 90% delle sole manifatturiere. Sono incluse tutte le aziende italiane con più di 500 dipendenti e circa il 20% di quelle manifatturiere di medie dimensioni. 

L’INFLAZIONE GONFIA I RICAVI DELLE IMPRESE

Il fatturato delle 2150 imprese ha segnato nel 2022 un incremento annuo nominale del 30,9%, superando in valore assoluto i 1.000 miliardi di euro. L’industria ha chiuso il 2022 con vendite in aumento del 36,2%, ma senza le attività petrolifere ed energetiche l’incremento si attesta al 15,3%.

 

 

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