Dopo una timida ripresa tra la fine del 2015 ed il primo trimestre 2016, l’economia italiana ha nuovamente registrato una frenata nel secondo trimestre 2016, portando ad una nuova stagnazione.
A questo punto è lecito chiedersi quanto il sistema produttivo italiano sia stato danneggiato dalla crisi.
Per rispondere all’interrogativo si può partire dall’analisi del capitale investito nel sistema produttivo stesso. Osservando, infatti, gli investimenti effettuati negli ultimi anni nei settori nevralgici si registra un crollo verticale.
Tra il 2004 ed il 2015 gli investimenti in fabbricati non residenziali - in particolare in infrastrutture e capannoni aziendali - si sono quasi dimezzati, determinando anche una nuova allocazione delle risorse tra tipologie di beni: nel complesso degli investimenti, quelli in fabbricati non residenziali sono passati dal 29% del 2004 al 22% del 2015.
Per quanto concerne gli investimenti in mezzi di trasporto e quelli in impianti e macchinari il trend non è differente; il calo è stato, rispettivamente di 60 e 30 punti percentuali.
In controtendenza gli investimenti in prodotti della proprietà intellettuale, aumentati di 2 punti percentuali tra il 2007 ed il 2015. Risultato, quest’ultimo, che ha determinato una crescita del 16% di questi specifici investimenti sul totale delle allocazioni.

Un importante contributo al calo degli investimenti è arrivato dal taglio di ben 17 miliardi della spesa pubblica tra il 2009 ed il 2015, nonostante la spesa pubblica totale sia cresciuta di oltre 20 miliardi. In altre parole, la crisi ha spostato sempre di più la spesa pubblica dagli investimenti alla spesa corrente, inibendo la capacità presente e futura di produrre.
La comparazione temporale dei dati non lascia margini di interpretazione: nel 2009 gli investimenti rappresentavano il 7% della spesa pubblica e il 3,4% in rapporto al PIL, nel 2015 rispettivamente il 4,5% e il 2,3%.

 
Ad oggi, quindi, il sistema produttivo appare sempre meno capace di generare ricchezza.
Se si osserva lo stock di capitale complessivamente investito nel sistema produttivo si può calcolare come nel 2015 per produrre un euro di valore aggiunto siano stati necessari sette euro di capitale, mentre prima della fine del millennio ne bastavano cinque.
In sintesi, in venti anni l’investimento necessario per ottenere una stessa quantità di valore aggiunto è aumentato di oltre il 30%. Investire di più per ottenere di meno sembra l’unica alternativa a non investire affatto, a noi la scelta.
 
Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 11/10/2016