Il sottotitolo del libro - "Quello che i figli insegnano ai ricchi sul denaro" - suggerisce una trattazione non squisitamente tecnica o perlomeno rivolta ad un pubblico molto vasto. Da una certezza si può decisamente partire per commentare il libro in oggetto, ovvero che Robert Kiyosaki non è un economista. Questo aspetto risulta centrale ad avviso dello scrivente perchè, pur trattando di economia, il testo si avvicina più ad un romanzo autobiografico con il giovane Kiyosaki che affronta le vicissitudini della vita e - grazie ad un mentore/businessman con il pallino per l'apologia del rischio d'impresa - si instrada verso quella che lui stesso definisce "libertà finanziaria". Ciò non toglie, però, i meriti di un volume che propone spunti di riflessione importanti, riguardanti in particolare la propensione del genere umano a considerare "eterno" tutto ciò che è "sicuro". Tale sillogismo, infatti, ha portato - e paradossalmente porta ancora - moltissime persone a cercare nel mondo del lavoro l'ambitissimo "posto fisso"; garanzia di gioia e prosperità e soprattutto di un accesso al credito quasi illimitato.
La crisi che dal 2008 imperversa nel globo ha, però, incrinato lo slogan Eterno&Sicuro portando grandi gruppi multinazionali e nazionali ad operare licenziamenti di massa, lasciando così decine di migliaia di lavoratori, senza particolari capacità di auto-gestione e pieni di rate, nel deserto della ricollocazione degli ex dipendenti dei suddetti grandi gruppi aziendali. Da qui la disperazione e l'indignazione di intere porzioni della società virtualmente ricche ma praticamente - ormai - povere.
Ad oggi la crisi, ormai divenuta "nuova normalità", continua a spaventare coloro che attendono l'intervento salvifico di istituzioni elefantiache che cercano di difendere se stesse da una globalizzazione imperante. La risposta di Kiyosaki è di intraprendere attività più rischiose (come aprire un'attività imprenditoriale o investire nel mercato immobiliare) dotandosi di quella che egli stesso definisce "intelligenza finanziaria" combinata ad una buona dose di coraggio. La formula motivazionale dettata dall'autore, seppur semplicistica, centra perlomeno l'obiettivo di scrollare il "benestante occidentale" dalla visione dei governi centrali come tutori dell'ordine costituito; ordine che oramai appartiene all'epoca della pre-globalizzazione.
 
Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 14/08/2017