Il testo "L'arte di produrre Arte - Imprese culturali e lavoro" curato da Pietro Antonio Valentino ed edito da Marsilio con il coordinamento editoriale del Centro Studi "Gianfranco Imperatori" dell'Associazione Civita dedica un capitolo al "mercato culturale" ed agli impatti economici che la domanda di cultura genera sui territori.
In particolare, l'analisi si concentra sul segmento "musei e mostre" poiché, data la complessità del fenomeno rappresentato dalla domanda di cultura, i ricercatori hanno reputato utile "avvicinarsi" molto al fenomeno. La domanda di cultura, infatti, presenta caratteristiche quali le variegate forme di fruizione, l'ampia oscillazione dei prezzi e le differenti tipologie di consumatori che rendono il suo studio molto articolato e costoso.
 
Detto ciò, l'analisi della capacità degli eventi culturali di generare flussi di reddito a beneficio del contesto territoriale di riferimento conduce ad un risultato particolarmente significativo, ovvero che le mostre possono affermarsi fra gli asset di attrattività turistica di un luogo in misura della loro assunzione a caratteristica strutturale dell'ambito di riferimento; in particolar modo per cittadine di dimensioni medio-piccole.
In altre parole, è solo attraverso investimenti mirati ed una programmazione adeguata nell'ambito dell'offerta di eventi culturali temporanei che si possono ottenere risultati nell'attrattività dei territori, nel miglioramento dell'immagine di una città e nella creazione di un circuito di consumo in grado di incentivare lo sviluppo locale.

Per quanto concerne l'aspetto più tecnico dell'analisi condotta, il contributo complessivo prodotto sull'economia locale viene valutato su tre piani differenti.
In primis, si quantifica il livello primario, espresso dalla spesa netta che il pubblico e gli organizzatori effettuano sul territorio (cosiddetto impatto economico diretto); in secondo luogo, il livello secondario, espresso dal vantaggio ottenuto dal sistema economico locale come conseguenza dei flussi di spesa aggiuntiva in beni e servizi - innescati in particolare dai consumatori non residenti - che producono a loro volta un accrescimento della domanda degli operatori economici locali verso i propri fornitori (impatto economico indiretto). Inoltre, si considera il valore derivato dall'espansione economica locale suscitato dall'evento e tradotto nell'incremento del reddito disponibile e dei consumi dei residenti (impatto economico indotto).

Va ad ogni modo tenuto in seria considerazione l'effetto spillover, ovvero quell'incapacità del territorio di trattenere l'intero utile generato dall'evento e che - conseguentemente - cadrà nei bilanci di altre aree.
A titolo esemplificativo, vengono riportate due indagini condotte, rispettivamente, a Forlì durante l'evento Fiori, Natura e simbolo dal Seicento a Van Gogh (organizzato dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, in collaborazione con il Comune) e a Perugia durante due eventi espositivi (Pintoricchio il primo e Da Corot e Picasso, da Fattori a De Pisis il secondo).
In questi approfondimenti, i ricercatori hanno stimato il valore aggiunto ed il PIL ricavando i tre coefficienti moltiplicativi connessi ai flussi di reddito attivati. Esattamente, si tratta del moltiplicatore degli investimenti (rapporto PIL/spese sostenute per evento), del moltiplicatore dei consumi esogeni (ogni euro speso per l'evento quanti ne genera complessivamente) ed il moltiplicatore della domanda totale (rapporto PIL/investimenti per evento + consumi esogeni).
 
Articolo redatto dal Dott. Riccardo Cerulli - 22/08/2017 - Serie di articoli dedicata alle Industrie Culturali e Creative (ICC)