Non esiste un’unica e conclusiva definizione di knowledge management. In senso lato, il concetto può riferirsi alla gestione e alla condivisione della  conoscenza ed è portato avanti fin dall’antichità con lo sviluppo di biblioteche e strumenti di comunicazione. È però nei tempi più recenti della rivoluzione digitale che l’insieme di strategie e metodi per identificare, raccogliere, sviluppare, conservare e rendere accessibile la conoscenza delle persone che fanno parte di una organizzazione (o, al limite, di una comunità di pratica), assume la moderna connotazione e prende il nome di knowledge management, o gestione della conoscenza organizzativa, avvalendosi in genere di  strumenti dell’information technology.
Gli obiettivi per cui aziende o enti attuano strategie di knowledge management si collocano tipicamente nelle aree del miglioramento delle performance, acquisizione o mantenimento del vantaggio competitivo, agevolazione dell’ innovazione e del miglioramento continuo. Un elemento caratteristico rispetto ad altri approcci è dato proprio dalla gestione della conoscenza come un “cespite” strategico e dall’incoraggiamento alla condivisione di conoscenza.
Secondo alcuni il KM è una possibile risposta alle sfide poste alle aziende dalla globalizzazione, in virtù del fatto che, sebbene il capitale intellettuale sia stato un elemento assai rilevante per la redditività di molte imprese anche prima che si parlasse di knowledge management, la esasperazione della concorrenza ha reso meno importanti gli altri fattori competitivi, ed ha alimentato l’attenzione sulla disciplina che studia il fattore immateriale per eccellenza e che è virtualmente illimitato (chi cede conoscenza in realtà non se ne priva).

fonte Wikipedia